Da sola
Dice di essere andata in Spagna per farsi inseminare. A. non ha mai conosciuto un uomo, ha visto sua sorella maggiore farsi picchiare da suo marito, e poi lasciarlo. Gli uomini, A. non li stima molto, ha « le sue ragioni ». Quindi, « un bambino si, un padre no ! » sostiene lei. È felice di crescere da sola sua figlia, « molto desiderata », sostiene ancora. Così non ha niente da chiedere a nessuno, non può essere contraddetta nelle sue decisioni, è libera, sola padrona a bordo. Inoltre, tutte e due non si condividono con nessuno! Qui, non c’è altra via, altra voce, se non quella materna. Senza imbarazzi, senza contraddizioni, è un « desiderio puro » e un amore assoluto.
Non da sola
B. non ha conosciuto suo padre, o molto poco; morto in una guerra lontana, quando lei aveva appena quattro anni. Dopo il recente decesso di sua madre ha ritrovato le lettere che lui le scriveva dal fronte. B. le legge lentamente, una ad una, ed è turbata. Impara ogni sorta di cose sulla sua infanzia, dei suoi fratelli e di sua sorella, attraverso le domande che suo padre fa a sua madre su ognuno di loro. B. non conosce le risposte di sua madre a queste lettere, può solo indovinarle, completando così il suo romanzo familiare già a tratti costruito. Ci sono alcune sorprese: scopre di essere una bambina esigente, gelosa del suo fratellino che picchiava, indocile quando lei si credeva tanto saggia… Scopre soprattutto come questo padre aveva delegato a sua madre la sua autorità e come sua madre da questa posizione sia riuscita a crescere i suoi quattro figli. Questo padre non ha soltanto contato perché la madre avrebbe dato importanza alla sua parola per affrontare la sua solitudine. Assente, la parola del padre era veramente delegata, e non solamente nei « se fosse stato qui avrebbe detto che… ». L’autorità paterna allora avrebbe potuto essere fittizia, persino minacciosa. È più sottile di così : l’amore di quei due ha dato posto ad una parola veramente trasmissibile, anche nel vuoto. Oggi, B. rimpiange ancora di più di non aver conosciuto questo padre « che sembra essere stato una persona per bene ». Può riconoscere nelle sue lettere che lui aveva un desiderio particolare per ognuno dei suoi figli. Cresciuta da sua madre, è adesso più consapevole di ciò che l’ha costituita, ossia questo desiderio che non era anonimo e sul quale ha potuto aggrapparsi, a sua insaputa. Il Nome-del-Padre aveva ben fatto le radici nella terra materna.
In due
« Aspettiamo un figlio » dice C. che è il futuro papà. « Noi », è la futura ma già presente « coppia di genitori ». Sono molto innamorati, il desiderio di un figlio è veramente condiviso e tutto si fa in due: le visite prenatali, la dieta indicata per i piccoli problemi di salute della futura mamma, la scelta di ogni oggetto che accompagnerà la nascita e, ci scommettiamo, la cura del bambino quando sarà là. Resterà senza alcun dubbio alla madre il privilegio dell’allattamento. Sono felici, pronti insieme ad essere genitori. Oggi la genitorialità non è una parola vana. Genitorialità, certo, ma che non dice niente sulla funzione paterna che potrà operare. Altri ingredienti saranno richiesti per questo.
Non propriamente in due
D. vorrebbe un bambino ma, afferma, che non vorrebbe portarlo in grembo e nemmeno partorirlo. Vorrebbe piuttosto che questo ruolo lo adempi la sua compagna. In questa coppia omosessuale, non si batteranno per essere madre! D. non vuole avere figli, preciserà, ma vorrebbe avere una famiglia al fine di prendersi la rivincita su quella famiglia disastrata qual è stata la sua: quindi il bisogno di un figlio. Aspetta che la sua compagna si decida.
In quattro
E. e F., omosessuali in coppia, ognuno di loro ha fatto un figlio con due amiche, anch’esse in coppia tra loro. Quindi questi due figli hanno due papà e due mamme e vivono in custodia alternata. Tutto questo era perfettamente in ordine fino alla separazione delle due donne che ha creato un po’ di confusione; ma non importa, ci si adatta! Adesso i bambini hanno tre case, e questo complica un po’ il programma, i quaderni dimenticati presso gli uni o gli altri… Gli insegnanti sono comprensivi, si adattano di giorno in giorno: dal momento che i bambini stanno bene e sono anche allegri, non c’è niente di male. E. è un padre “piuttosto materno” secondo i suoi termini, mentre il suo compagno incarnerebbe l’autorità. Il discorso di E. è molto “ventesimo secolo” quanto al ruolo detenuto da ciascuno; assume la sua inclinazione materna abbastanza contento che un altro da lui faccia “la legge del padre a casa”. In fondo, è quasi come nella famiglia dalla quale proviene.
Queste sono solo alcune fiabe, di cui la lista potrebbe estendersi all’infinito. Che cosa ci dicono se non che oggi tutti i tipi di combinazioni sono possibili senza tuttavia annunciare quale sia il modo in cui funzionerà o no il Nome-del-Padre? Figli voluti, spesso desiderati, rimangono certamente, come lo constatava Freud, il rifugio più sicuro del narcisismo parentale. Ma cosa fanno, cosa faranno, di questo desiderio sempre misterioso che avrà presieduto alla loro venuta nel mondo? Nessuna predizione può essere fatta.
Traduzione: Eleonora Renna
Revisione: Dario Alparone
Disegno: ©Valérie Buchel